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Sii impeccabile con la parola! Crei quello che dici!

Maggio 24, 2017

Il primo dei 4 accordi del libro di Don Miguel Ruiz

La saggezza tolteca ancora attuale del mistico tolteca Don Miguel Ruiz, ci ricorda il potere delle nostre vibrazioni, che divengono pensieri, che divengono parole. I toltechi migliaia di anni fa erano noti nel Messico meridionale come “uomini e donne di conoscenza”. Gli antropologi li hanno descritti come una nazione o razza, per precisione erano artisti e scienziati, che crearono una società volta ad esplorare e conservare le conoscenze spirituali degli antichi. I nagual (maestri) e studenti si incontravano a Teotihuacàn (luogo dove l’uomo diventa Dio), vicino alle piramidi di Città del Messico. Nei secoli i nagual furono costretti a nascondere la sapienza ancestrale per via della conquista europea e dell’uso inappropriato di alcuni apprendisti, che utilizzavano i poteri per scopi personali. Tuttavia, la conoscenza esoterica tolteca fu tramandata di generazione nei lignaggi di nagual e, se pur celata per centinaia di anni, come predetto da varie profezie, sta tornando a restituire conoscenza alle persone.

Don Miguel, nagual dei cavalieri dell’aquila condivide oggi i potenti insegnamenti toltechi. La conoscenza tolteca sorge sulla base delle stesse verità esoteriche di tutto il nostro pianeta. Onora tutti i maestri spirituali, non è una religione. Permette una rapida accessibilità alla felicità, all’amore ed alla pace interiore toccando al meglio lo spirito.

Grazie ai 4 accordi il maestro Don Miguel Ruiz ci insegna questi 4 importanti principi:

  • sii impeccabile con la parola
  • non prendere nulla in modo personale
  • non supporre nulla
  • fai sempre del tuo meglio

In questo articolo verrà approfondito il primo principio della cultura tolteca, ripreso ed analizzato da Don Miguel Ruiz e lo stesso principio trattato dalla cultura aramaica ed ebraica, così come descritto da Dario Canil in “Avrah Ka Dabra”,  la cui parola magica Abracadabra in aramaico significa proprio “Creo quello che dico”.

Tutto ciò in cui noi crediamo, di noi, del mondo, degli altri è un accordo che abbiamo preso con noi stessi. Siamo pieni di accordi dentro di noi, che ci dicono chi siamo. Questi accordi li prendiamo con l’educazione, l’infanzia, i traumi del passato …

Per ciò che riguarda il primo accordo di Don Miguel il consiglio è “Parlate con integrità. Dite solo quello che pensate. Non usate le parole contro di voi o per spettegolare sugli altri. Usate il potere della parola al servizio della verità e dell’amore”. Il Vangelo di Giovanni recita: “In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.” 

Siate, dunque, impeccabili con la parola. Cosa si intende con impeccabile? La parola dal latino impeccabile significa senza peccato. Il non peccato intende non commettere una azione che vada a proprio discapito, non farsi un torto da solo, e ciò come è possibile? Con la parola, che è magia allo stato puro. Smettere di peccare con noi stessi significa iniziare ad amare. Nella comunicazione con l’altro esprimiamo il meglio ed il peggio di noi stessi. Smettere di peccare con se stessi parte dal fatto che si inizia ad amare e ad amarsi, scoprendo i propri lati luce e le proprie qualità. Allo stesso modo lo si può fare con le qualità degli altri. Punendo gli altri con le parole otteniamo delle reazioni negli altri. L’idea che gli altri si fanno di noi dipende da ciò che noi facciamo, diciamo e siamo. Ferendo gli altri, feriamo noi stessi. Dicendo la verità nel modo giusto, dicendo ad esempio che siamo stati male in conseguenza di un comportamento altrui non significa incolpare il prossimo, ma rendere noto ciò che si è smosso dentro di noi per tale azione. Se ci sentiamo in un qualche modo è giusto dire come ci siamo sentiti. Importante è, per noi stessi, essere sinceri e veri. C’è una differenza abissale tra il dire “non ce la farò mai” e “anche questa volta me la caverò”. Lamentarsi sempre porta negatività, usare parole positive porta positività e viceversa.

Allo stesso modo la cultura aramaica crede moltissimo in questi principi. Ecco di seguito alcuni passi del libro “Avrah Ka Dabra” di Dario Canil, che spiega al meglio il potere e la magia del suono delle nostre parole

«Avrah Ka Dabra», caro lettore, tu crei quel che dici.

Questa è la legge. Che tu lo sappia o no, che tu ci creda o no, che tu lo voglia o no, i tuoi pensieri e le tue parole determinano la tua realtà, la creano letteralmente. Quali pensieri, quali parole? Tutto ciò che è frutto della tua psiche, la quale, come ben sappiamo, ha dei contenuti consci e molti di più inconsci. E da questo deriva l’impellente necessità, per tutti, di lavorare su di sé, per «ricordarsi di sé».

Se ci pensi, a volte la tua vita sembra simile a un’arena in cui moderni gladiatori, anche quando vestiti con giacca e cravatta, sono posti l’uno contro l’altro, in un «tutti contro tutti». E la cosa sconcertante è l’impressione generale di consenso che aleggia in tale contesto, sotto forma di tacita mesta rassegnazione, nei panni malcelati di un profondo senso di impotenza.

Tu però non hai mai davvero voluto accettare questo ruolo che la società sembra averti subdolamente riservato. Tu ti senti diverso dalla massa, dal gregge semi-analfabeta e imbambolato che si beve tutte le cose sapientemente pilotate dalla TV.

Tu hai sempre voluto di più, hai guardato oltre, ti sei spinto al di là dei paletti che il sistema ha piazzato davanti al giardino della tua mente. Hai letto molto, hai tenuto gli occhi ben aperti, ti sei preso cura di te cercando di alimentarti correttamente, facendo attività fisica, investendo il tuo prezioso tempo in attività creative e rilassanti. Ti sei informato a più non posso in internet. Hai fatto corsi di meditazione, di Reiki, di Yoga, di crescita personale. Hai sperimentato e praticato con costanza il «pensiero positivo».

Eppure, ancora, senti che i conti non tornano. A volte ti senti persino perso. Solo, incompreso, tradito. Percepisci in te, in modo inspiegabilmente chiaro, di avere un potere enorme, ancora più grande di quello della mitica bacchetta magica di Harry Potter. Tuttavia non sai dove esso sia celato né come riportarlo in vita.

Questa forza è in te. Anche se in modo flebile, tu la senti. Questo libro vuole semplicemente ricordarti come riscoprire e utilizzare non tanto il potere che tu hai, quanto piuttosto il potere che tu sei.

L’Essere è la più alta verità dell’universo. E tu sei. Fai finta di non saperlo, o meglio, ti hanno abilmente insegnato a dimenticarlo, e quasi ci stavi cascando. Fino al momento in cui qualcosa di magico è scattato in te. E ora non puoi più tornare indietro. A volte sei stato persino tentato di farlo, di tornare indietro, forse immaginando che nell’inconsapevolezza si possano evitare i problemi, ma… niente, non è possibile. A conti fatti, per quanto «invidiato» possa essere lo scemo del villaggio, nessuno ne prenderebbe il posto. E credo tu non faccia eccezione.

È legge anche questo. Un altro principio cosmico: quando prendi coscienza di qualcosa non puoi più regredire. Puoi raccontartela, certo, ma sai già che non puoi farlo a lungo. La coscienza è tutto ciò che davvero sei ed è talmente vibrante di vita che nasconderla è un’impresa impossibile.

Tutto è collegato, nulla accade per caso, una forza immanente all’Essere è all’opera sempre e ovunque e tu stesso ne fai parte in modo indissolubile e importante. Applicando nella vita di tutti i giorni quanto qui stai leggendo, puoi letteralmente «risognare la realtà». Puoi utilizzare consapevolmente le forze che governano il tuo stesso «destino» o storia personale. Puoi trovare quello che stavi cercando, puoi raccogliere i frutti che hai a lungo coltivato, puoi ritrovare, comprendere, amplificare e dirigere il tuo potere personale con semplicità. Puoi accedere in modo rapido a modalità conoscitive e realizzative nuove. Puoi rendere più semplice realizzare i tuoi obiettivi e plasmare il tuo presente proprio come desideri che sia.

Tu di fatto eserciti un enorme potere nelle faccende della vita di ogni giorno, ma ti hanno insegnato a non riconoscere questo ruolo attivo; ne consegue che usi il tuo potere per lo più inconsapevolmente.

E qui la faccenda si fa davvero interessante: come non daresti mai in mano la tua auto a tuo figlio di dieci anni, così non dovresti nemmeno permettere a te stesso di essere involontario gestore di un immane potere creativo.

Tutto ciò che puoi percepire fuori di te, tu lo stai letteralmente creando dentro di te, avendo luogo la percezione soltanto dentro al tuo essere. E di ciò che percepisci, tu sei totalmente responsabile, sia che la tua capacità creativa sia sotto il tuo controllo sia che tu te ne sia scordato.

Tutto il mondo che vedi, tutto ciò che definisci universo, che credi essere «la» realtà, cioè qualcosa che ti hanno insegnato a situare fuori dalla tua Coscienza, in realtà si trova dentro la tua Coscienza, è qualcosa che viene creato dal tuo sistema percettivo. I tuoi sensi ti fanno vedere qualcosa che tu credi là fuori, un mondo di immagini, di suoni, di forme, di colori, di materia, un mondo interamente generato dal tuo sistema percettivo che rileva dati sensoriali, dal tuo cervello che li elabora, dal tuo sistema nervoso che li trasmette, dalla tua mente che attribuisce loro significati. Di fatto, la percezione è un evento di natura esclusivamente psichica e soggettiva, è qualcosa che avviene nello spazio interiore di ogni individuo.

Il mondo, così come ti si presenta nella sua maestosa e multisfaccettata apparenza, non ha alcuna esistenza oggettiva: è piuttosto la risultante di un’azione combinata di un trasmettitore e di un’antenna ricevente, lo schermo psichico del tuo spazio interiore.

Il potere c’è, è proprio lì, dentro di te; vale dunque la pena di rammentarlo, divenirne via via cosciente e poi usarlo «come Dio comanda», ovvero come la tua Coscienza ti dice.

Sei il co-creatore di tutto-ciò-che-esiste.

La tua coscienza è in contatto continuo con le coscienze di tutte le altre creature attualmente viventi e con tutte le coscienze dislocate su infiniti altri piani dell’universo di ogni tempo. La Coscienza controlla l’onnipotente, onnipresente, infinito campo quantico che avvolge tutto e si manifesta come universo olografico.

«Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu.»

Nel principio era la Parola,
la Parola era con Dio,
e la Parola era Dio.
Essa era nel principio con Dio.
Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei;
e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.
In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini.

La nota parola «abracadabra» secondo taluni risale all’espressione mesopotamica «ab-ba-tab-ba-ri» che veniva recitata come un mantra nei culti sumerici, ed era di aiuto nell’indurre stati alterati di coscienza.

Le parole aramaiche «Avrah KaDabra» evocano un collegamento diretto al divino, significando «io creo quel che dico». Fu Quinto Sereno Sammonico, medico dell’imperatore Settimio Severo, a scrivere nel 208 d.C. le «istruzioni per l’uso» di queste antichissime parole magiche: ad esempio, esse venivano scritte su della pergamena che l’ammalato doveva indossare per nove giorni al collo, trascorsi i quali veniva gettata sulla riva di un torrente fluente verso est.

La parola magica andava scritta su 11 linee parallele, in questo modo:

Si intendeva così indicare la decrescita della malattia fino alla sua completa trasformazione in guarigione.

In altri contesti le parole magiche venivano usate per allontanare e debellare le forze malvagie.

Oggi l’antica sapienza sembra essere perduta ai più. La magica formula «Avrah Ka Dabra» viene pronunciata ormai solo da qualche prestigiatore. Ti ricordo tuttavia che anche tu quando eri bambino la pronunciavi con sentimento. La purezza dei bambini riconosce in essa la parola magica per eccellenza. Quanta saggezza dove non è ancora arrivata la corruzione del triste mondo senza magia dei grandi!

Avrah Ka Dabra, io creo quel che dico, reca in sé la conoscenza del primordiale potere generativo.

Riscopri ora la tua magia, oppure approfondisci il tuo contatto con questo immane potere creativo, per vivere una realtà felice risvegliandoti al Momento Presente.

Fonte : Donnasapiens

Testi: “I quattro accordi”, Don Miguel Ruiz e “Avrah Ka Dabra” Dario Canil

 

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Come ritrovare se stessi: i tre cancelli da aprire

Maggio 24, 2017

Azione, pensiero, emozione. Queste tre componenti riescono a identificare quello che stiamo facendo, riescono a mostrare la qualità della nostra esperienza di vita, ma non potranno mai dirci chi siamo. Azione, pensiero, emozione determinano la nostra entità fisica, quella riconosciuta anche dal mondo esterno, la confinano in un involucro ma non ne rivelano l’essenza. Chi sei?

Hai letto bene il titolo dell’articolo? A rieccolo → Come ritrovare se stessi: i tre cancelli da aprire.

La Vita che ti anima non è limitabile, non le si possono attribuire dei confini, ne tantomeno la puoi afferrare. Ma quella Vita, quell’energia cosmica che risiede in ogni cosa che tu puoi osservare, quella stessa energia che fa fiorire le margherite, ecco, quella è la tua essenza, quell’energia sei tu.

Bene, hai già capito quali sono i tre cancelli da aprire per ritrovare chi siamo. Azione, pensiero, emozione. Questi sono i tre confini da superare. Oltre questi tre limiti troviamo noi stessi.

Questi tre elementi sono sempre in relazione tra loro. Quando cambi i tuoi pensieri, cambiano le tue emozioni. Quando cambi le tue azioni ti permetti di generare pensieri diversi. E quando l’emozione avvolge l’azione che stai andando a compiere ne determina la qualità del risultato.

Questi tre elementi sono delle variabili. Ognuno è strettamente legato all’altro. Ed ecco che se non riesci a generare pensieri differenti dal solito ti basterà iniziare a svolgere azioni differenti. E ti stupirai di quanto sarà immediato l’effetto. La mente (inconscia), appena si accorge del cambiamento, cambierà prospettiva e automaticamente cambierà le sue risposte. Questo discorso è il tema principale dell’ebook gratuito CAMBIA, PUOI! quindi non lo affronterò ulteriormente in questo articolo.

Nelle righe che seguiranno, piuttosto, esaminerei queste tre variabili per comprendere il perché siano esse ad allontanarci da chi siamo realmente.

E prima di affrontare i nostri tre cancelli è essenziale fare inversione di marcia. Poni attenzione dentro di te e non fuori. Affronta onestamente questi tre step:

PRIMO STEP → Osservati, prendi consapevolezza del tuo corpo. Lo puoi muovere, puoi sentire il battito del tuo cuore, puoi decidere se alzare un braccio, se chiudere un occhio. Ci sei? Hai il pieno controllo del tuo corpo. Scegli ora di essere attento e consapevole a ogni suo movimento.

SECONDO STEP → Ora osserva la tua mente. Avviene la stessa cosa. Puoi decidere quale pensiero generare. Si, molti altri sorgeranno automaticamente ma tu puoi decidere se mantenerli in vita prestando loro attenzione o ignorarli per farli svanire. Scegli ora di prestare attenzione al prodotto della tua mente, sii consapevole di quello che fa.

TERZO STEP → Osserva l’emozione che in questo istante ti anima. Ti senti gioioso, ansioso, inquieto, innamorato… ci sarà sempre un’emozione predominante. È fondamentale imparare a osservarla, comprenderla e lasciarla fluire per quello che è: una forma di energia, reazione fisiologica dei pensieri che la mente ha generato. Niente più. Osservala e distaccatene. Non sei tu.

Questi tre passi di consapevolezza ci aiutano a riprendere in mano il perfetto organismo che ci è stato gentilmente concesso da Dio, da madre natura, dall’universo. TU hai il pieno controllo di te stesso solamente volgendo lo sguardo dentro e non fuori. Potrebbe essere difficoltoso all’inizio ma con il giusto allenamento questo punto di osservazione diventerà il tuo stato naturale d’essere.

Se ti identifichi con ciò che accade fuori ti perdi, se ti identifichi con ciò che avviene dentro ti accorgi di esistere… se non ti identifichi con nulla ti risvegli e torni nel tuo ruolo di testimone privo di giudizio.

E ORA LASCIA CHE ACCADA…

Tutto è già successo! Già. Se hai eseguito i tre step e sei stato onesto con te stesso hai già superato i tre cancelli di cui ti parlavo 🙂

Azione, pensiero ed emozione. Questi tre cancelli puoi superarli solamente quando ti accorgi che essi esistono. I tre step ti permettono ora di trovarti al di fuori di quelle gabbie illusorie che i cinque sensi offrono. Ora sei fuori e puoi osservare. Dalla posizione in cui ti trovi puoi fare un passo avanti e tornare dietro i tuoi cancelli, oppure puoi lasciarti andare e aspettare che accada. Che accada cosa? Ma il risveglio! L’illuminazione non è qualcosa che si cerca, è qualcosa che capita. All’improvviso.

E come ci ricorderebbe Yoda, piccolo grande Jedi della saga “Star Wars”, fare o non fare, non esiste provare!

Puoi scegliere di e-seguire questi tre step sin da subito e provare sulla tua pelle cosa vuol dire ritrovarsi dall’altra parte, o puoi continuare a stare lì dove stai, dietro preconcetti illusori che guidano la tua vita e non ti permettono di riappropriartene. Non c’è bisogno di credere in qualcosa di particolare per fare quello che ti ho suggerito. Devi solo sperimentare di persona. I processi interni degli esseri umani sono uguali per tutti. Un cuore è un cuore, un braccio è un braccio, un occhio è un occhio. Siamo tutti uguali anche se all’apparenza diversi. Funzioniamo tutti nell’identico modo e la Verità è per tutti nello stesso luogo: dentro se stessi.

Buona Vita

Fonte: https://blog.esserefelici.org/2017/04/10/come-ritrovare-se-stessi-i-tre-cancelli-da-aprire/#more-17714

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La parte mistica di Nikola Tesla: “Siamo connessi da linee invisibili”

Maggio 8, 2017

di Nikola Tesla, tratto dal libro “Le mie invenzioni. L’autobiografia di un genio

La maggior parte degli esseri umani non è mai consapevole di cosa stia succedendo intorno e dentro di sé, e sono in milioni a cadere vittime di malattie e a morire prematuramente solo per questo. Le più comuni circostanze quotidiane appaiono misteriose e inspiegabili alle persone. Potrebbe capitare loro di sentire un’improvvisa ondata di tristezza e setacciare il cervello in cerca di una spiegazione quando invece
sarebbe plausibile rintracciare la causa in una nuvola che blocca i raggi del sole.

Potrebbero figurarsi un caro amico in circostanze che considerano incredibilmente particolareggiate, quando solo poco prima lo hanno incrociato per strada o ne hanno visto una fotografia da qualche parte. Se perdono un bottone del colletto si lagnano e imprecano per un’ora, senza essere capaci di ripercorrere le azioni a ritroso e localizzare l’oggetto all’istante. La carenza di osservazione non è altro che una forma di ignoranza ed è responsabile del prevalere di diverse tendenze patologiche e idee insensate.

Non ci sarà più di una persona su dieci che non crede alla telepatia e alle altre manifestazioni psichiche, come lo spiritismo e la comunicazione con l’aldilà, e che rifiuterebbe di dare ascolto, volente o nolente, agli imbroglioni. Solo per mostrare quanto sia diventata profondamente radicata questa tendenza perfino tra gli americani lucidi di mente, potrei citare un simpatico episodio. Poco prima della guerra, quando la presentazione delle mie turbine in questa città provocò un proliferare di commenti sui giornali di tecnologia, mi aspettavo che tra gli industriali ci sarebbe stata una contesa per aggiudicarsi l’invenzione, e io avevo puntato, in particolare, su quel tipo di Detroit che
aveva una straordinaria capacità nell’accumulare milioni. Ero così convinto che un giorno si sarebbe fatto vivo che al mio collaboratore e agli altri assistenti lo diedi per certo. Come previsto, una bella mattina si presentò un gruppo di ingegneri della Ford Motor Company con la richiesta di discutere con me su un importante progetto. «Che vi avevo detto?» osservai trionfante con i miei dipendenti, e uno di
loro mi disse: «Lei è incredibile, signor Tesla; avviene esattamente tutto ciò che predice». Non appena questi risoluti signori si sedettero, naturalmente iniziai subito a decantare i magnifici aspetti della mia turbina, finché il portavoce mi interruppe e disse: «Sì, sappiamo tutto, ma siamo qui per uno scopo ben preciso. Abbiamo creato una società di psicologia per indagare sui fenomeni psichici e vogliamo che lei si unisca a noi in questo progetto». Penso che quegli ingegneri non abbiano mai saputo quanto sono andati vicino all’essere cacciati via dal mio ufficio.

Da quando alcuni tra i migliori uomini dell’epoca, luminari della scienza dai nomi immortali, mi dissero che sono dotato di una mente fuori dal comune, ho completamente rivolto le mie facoltà mentali alla risoluzione di problemi fondamentali, incurante del sacrificio. Per diversi anni ho cercato di trovare risposta al mistero della morte, e ho atteso ansiosamente qualsiasi tipo di indicazione spirituale. Ma in tutta la mia vita solo una volta ho vissuto un’esperienza che per un momento mi ha turbato come se fosse qualcosa di soprannaturale.
Accadde alla morte mia madre. Ero stremato dal dolore e dalla lunga veglia, e una notte dovetti recarmi in un edificio a circa due isolati da casa. Mentre ero lì inerme, pensai che se mia madre fosse morta quando non le ero affianco, mi avrebbe sicuramente mandato un segno. Due o tre mesi prima mi trovavo a Londra in compagnia di un mio compianto amico, Sir William Crookes, quando si cominciò a discutere di spiritismo, e io fui totalmente coinvolto da quelle riflessioni. Potrei non aver prestato attenzione agli altri, ma fui sensibile alle argomentazioni del mio amico visto che fu il suo lavoro epocale sulla materia radiante, che avevo letto da studente, che mi fece intraprendere una carriera imperniata sui fenomeni dell’elettricità.

La notte in cui dovetti allontanarmi da mia madre, pensai che le condizioni per uno sguardo verso l’ignoto erano davvero molto favorevoli, poiché mia madre era una donna geniale e particolarmente intuiva. Per tutta la notte ogni fibra del mio cervello era in tensione per l’attesa, ma non successe nulla fino alla mattina presto, quando mi addormentai, o forse svenni, e vidi una nuvola che sosteneva delle figure angeliche di straordinaria bellezza: una di queste mi guardò amorevolmente e a poco a poco assunse le sembianze di mia madre. L’apparizione fluttuò lentamente nella stanza e poi svanì, e io fui risvegliato da una melodia a più voci di una dolcezza indescrivibile. In quel preciso istante mi assalì una certezza che non è possibile esprimere a parole e che mi rivelava che mia madre era appena morta. Ed era vero. Non fui in grado di cogliere il terribile peso della dolorosa consapevolezza cui giunsi in anticipo, così scrissi una lettera a Sir William Crookes mentre mi trovavo ancora sotto l’effetto di quelle sensazioni e in deboli condizioni fisiche.

Quando mi ripresi cercai a lungo la causa esterna di questa strana rivelazione e, con mio grande sollievo, dopo diversi mesi di vani sforzi vi riuscii. Avevo visto il quadro di un famoso pittore che doveva avermi decisamente colpito e che rappresentava allegoricamente una delle quattro stagioni ritraendo una nuvola con un gruppo di angeli che in effetti parevano fluttuare nell’aria. Era proprio ciò che mi apparve in sogno, a parte la somiglianza con mia madre. La musica proveniva invece dal coro della chiesa vicina durante la messa della mattina di Pasqua, il che spiegava tutto in modo soddisfacente e in conformità con i dettami scientifici.

Non sono riuscito a ottenere alcuna evidenza a supporto della disputa tra psicologi e spiritisti, ma ho dimostrato, con mia grande soddisfazione, l’automatismo della vita, sulla base non soltanto di ripetute osservazioni sulle azioni dell’uomo, ma anche, in modo più definitivo, di fondate generalizzazioni. Queste ultime fanno capo a un’invenzione che considero il livello più alto della società umana e sulla
quale mi soffermerò brevemente. Ho avuto il primo sentore di questa verità sorprendente quando ero ancora molto giovane, ma per diversi anni ho interpretato quello che notavo solo come una coincidenza. In pratica, ogni volta che o io o una persona a cui ero legato, o una causa a cui mi dedicavo, venivamo attaccati in una qualche maniera che potrebbe generalmente essere meglio identificata come la più ingiusta immaginabile, sentivo un dolore singolare e indefinibile che, in mancanza di un termine migliore, ho qualificato come «cosmico»; di lì a poco, immancabilmente, coloro che ne erano stati la causa, finivano male. Dopo una serie di casi del genere mi confidai con un gruppo di amici che ebbero l’opportunità di convincersi della veridicità della teoria che gradualmente concepii e che potrei enunciare in questo modo:

I nostri corpi hanno tutti una struttura simile e sono soggetti agli stessi influssi esterni. È ciò che emerge dalla somiglianza
delle loro reazioni e dalla concordanza delle attività generali su cui si basano tutte le nostre leggi, regole sociali o di altro genere. Siamo automi totalmente controllati dalle forze dell’etere, sballottati come tappi di sughero sulla superficie dell’acqua, e confondiamo il libero arbitrio con la risultante degli impulsi esterni. I movimenti e le altre azioni che compiamo sono sempre in funzione della conservazione della vita e, per quanto sembriamo abbastanza indipendenti gli uni dagli altri, siamo connessi da linee invisibili.

Finché l’organismo è in perfetto stato risponde correttamente alle sollecitazioni, ma dal momento che in un individuo qualsiasi sopraggiunge qualche complicanza, la sua forza auto-conservativa è compromessa. Ognuno comprende, naturalmente, che se si diventa sordi, si indebolisce la vista, o se ci si pregiudica gli arti, le speranze di vita si riducono. Ma questo vale anche, e forse ancora di più, per certi difetti cerebrali che privano in qualche modo l’automa di quella qualità vitale e che quindi lo trascinano alla distruzione. Un individuo molto sensibile e attento, con il suo meccanismo altamente sviluppato in perfetto stato e che quindi agisce in modo corretto quando risponde alle mutevoli condizioni ambientali, è dotato di un senso meccanico superiore, che lo rende capace di evitare pericoli troppo impercettibili per essere individuati facilmente. Quando entra in contatto con altri esseri i cui organi di controllo sono decisamente compromessi, quel senso si attiva e l’individuo avverte il dolore «cosmico». Tale verità è stata confermata in centinaia di esempi e invito altri studiosi della natura a rivolgere l’attenzione all’argomento, essendo convinto che con un impegno combinato e sistematico verranno raggiunti risultati di incalcolabile valore per il mondo.

Nikola Tesla, tratto dal libro “Le mie invenzioni. L’autobiografia di un genio

Fonte: https://www.dionidream.com/autobiografia-nikola-tesla-mistico/

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L’importanza del cuore

Maggio 8, 2017

Il cuore è un organo che si muove in continuazione: si muove perché supporta la vita.
È la vita stessa. È in continuo movimento perché VUOLE vivere qualsiasi esperienza, anche le più dolorose. Dal suo movimento possiamo imparare il segreto della vita: è scientificamente provato che il cuore ha una volontà sua, non dominata dalla mente. È l’unico organo del corpo ad avere un secondo “cervello” fisico.

Il cuore batte per sua scelta, non per merito nostro. Anche se volessimo fermarlo, con la volontà non ci riusciremmo. Lui non ci ha dato questa possibilità, e si è rivelata una scelta molto saggia: lui sapeva che a volte perdiamo la speranza nella vita e che la sfiducia e la disperazione possono prevalere e sovrastarci. Sapeva che nei momenti di sofferenza avremmo voluto scomparire pur di non sentire il dolore e lo avremmo annullato.

Il cuore sente tutto di noi e della vita intorno a noi, è sensibile e in comunione con l’universo e noi pur di dimenticare quel dolore terribile, vorremmo spegnerlo… quanti guai se solo la scelta fosse nostra! Se per battere il cuore avesse bisogno della nostra collaborazione, saremmo già morti tante volte. Quando il dolore è insopportabile noi vorremmo abbandonare tutto di noi… ma non possiamo abbandonare il cuore, perché è lui che non abbandona mai noi. Perché lui batte da solo.

Lui ci supporta. Anche senza la nostra collaborazione.

Allora troviamo altri modi: lo chiudiamo in un angolino, in modo da non sentirlo, oppure quando parla gli urliamo contro: “ NON TI CREDO!” , perché pensiamo che soffriremmo di meno senza di lui. Ma lui, anche se abbandonato e chiuso con la forza, continua imperterrito a battere, senza chiederci di nuovo il permesso. Basta guardarlo un attimo per riconoscere che lui è il fulcro, la SORGENTE PRIMARIA e il motore della nostra vita.

Organicamente e simbolicamente è lui che ci genera e ci rigenera, attimo dopo attimo. Quando lo guardiamo, tutto ammaccato perché è stato dimenticato, e noi ci chiediamo stupiti come mai batte ancora, come mai non si è fermato neanche un po’, dopo averlo chiuso in un ripostiglio buio lontano da noi, additandolo come la causa di ogni male, lui ci risponde che rifiutando lui, anche in minima parte e anche solo per un momento, rifiutiamo la vita stessa.

Grazie a Morena Masciullo

Fonte: http://www.visionealchemica.com/il-cuore-nostra-sorgente-primaria/

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Perché evitare l’uomo rospo

Maggio 8, 2017

Non è mica vero che le donne cercano il principe azzurro. E’ molto più vero che le donne inseguono il rospo. Spesso non se ne rendono conto, ma si appassionano molto di più, piangono e sprecano il loro tempo a soffrire per amore dietro al rospo e non dietro al principe azzurro. Anche perché il principe azzuro, se è davvero tale, mica ti fa soffrire.

Sbagliato credere che il mito del principe azzurro va per la maggiore. Il più grande dei miti dei nostri tempi è il rospo.

Per molte ragioni, alcune prettamente statistiche: il principe azzurro – se è un principe azzurro vero – per solito è un uomo normale, equilibrato, dotato di rispetto per sé e per gli altri. Si fa meno notare, dunque, non fa notizia. E, di certo, è un soggetto meno diffuso del rospo.

Il rospo, che non vale l’unghia del mignolo del suddetto principe azzurro, invece, ha la capacità di farsi notare. Una capacità perversa, sia chiaro. Esattamente come il bulletto di periferia, il graffittaro che scempia edifici e opere delle nostre città, il pirata delle strada che sorpassa da destra, parcheggia in divieto di sosta e non si ferma sulle strisce.

“Cappellaio Matto: Credi ancora che sia un sogno, non è vero? Alice: Ma certo, è solo un’invenzione della mia mente.”

Siamo circondati da rospi. Il rospo è il protagonista del nostro mondo. E il rospo continua ad avere un fascino irresistibile sulle donne. Perché molte donne sono state educate a prendersi cura dei più deboli e dei disadattati e quando incontrano un rospo, alé, si mettono la croce rossa sul petto e partono per la loro avventurosa spedizione di salvataggio. Senza scudo, però.

Sì, le donne sono state educate a salvare gli altri. Chi se ne frega se nel tentativo – sempre vano, sempre assolutamente vano – di salvare gli altri, sono loro a lasciarci le penne? Questo non è un dato che interessa, non è un dato che fa notizia. Soprattutto, quello che fa più impressione, è che il fatto che siano loro a lasciarci le penne non interessa nemmeno alle donne che ci lasciano le penne. Sconvolgente, ma reale.

Il rospo e l’ostinazione femminile a fare rospicologia

Credo che il passaggio di crescita e di cambiamento (in meglio) più complicato da attuare per le donne che amano troppo, soffrono per amore e quant’altro sia quello di comprendere, con tutte se stesse, con la carne e il sangue, che è di sé che si devono occupare, non degli uomini che hanno intorno, si tratti pure di padri, fidanzati, mariti. Che loro (gli uomini) si occupino di se stessi (cosa che peraltro per educazione e tradizione gli viene molto bene fare) e che le donne si occupino, con grande dedizione e amore, di sé, della propria autonomia, della propria indipendenza. Che imparino a essere felici, senza attaccarsi a un uomo, alla fantasia dell’amore per lui o alla missione disperata di cambiarlo e di salvarlo.

“Cappellaio Matto: Questo vorrebbe dire che non sono reale? Alice: Temo di sì, ma non mi sorprende che io sogni un mezzo matto.”

Qualche giorno fa, a un articolo dedicato all’uomo irresponsabile ho ricevuto questo commento:

“Bello questo articolo grazie Ilaria. Io ci sono tutta dentro in una storia con qualcuno a metà strada tra irresponsabile e stronzo. Mi fa salire alle stelle con la sua giovialità ed energia e poi scendere alle stalle con la sua ambiguità. Non posso però dire che “non mi difendo” (almeno cerco), riesco ad arrabbiarmi e a mandarlo a quel paese. La cosa strana è che dopo mi sento in colpa. Mi sento “cattiva”, poco comprensiva o…cretina (e questo anziché allontanarmi mi lega). Perché la rabbia in fondo è anch’essa un grande regalo. È aprirsi, dire cosa fa male anche se con risentimento. Devo dire che il modo di esprimerla comunque non è mai degradato in parole offensive, piuttosto in frasi tipo “che andassi altrove a perdere il tuo tempo e mi lasciassi in pace”. Oppure con un bell’elenco delle promesse non mantenute e poi un bel “e adesso va a quel paese”. Posso esprimermi solo con sms perché lui fa parte degli inafferrabili che chiama ogni giorno per raccontarmi (poco di lui) e farmi raccontare (molto di me), o per dirmi che ha voglia di vedermi, che verrà presto ma poi nella realtà non ha tempo. E se accenno a qualcosa al telefono mi smorza con frasi come “adesso devo andare, ti chiamo stasera”. Invece chiama dopo due giorni e io non riesco a dire più niente. A volte vado completamente in tilt. Non capisco che vuole da me. Non si può dire neppure che sia un affamato di sesso, che “miri a portarmi a letto” (per quello dovrebbe essere un po’ più presente). Però il suo comportamento ambiguo mi destabilizza e mi rende aggressiva. Il mio self control ha dei limiti. Dopo la terza o quarta volta che fa crescere in me aspettative (accarezzo l’idea di vederti, quando torno vengo da te così parliamo, non c’é nessun altra ecc..) a cui poi nella realtà non corrisponde, io mi arrabbio e lui sparisce per settimane. Quando “torna” dice che è sparito perché si sentiva in colpa e non sapeva che dirmi perché ho ragione. Ma nella realtà non cambia di una virgola. Adesso mi sono detta basta. L’ultima volta che ha chiamato non ho risposto. Resta però il mistero, cosa spinge certi uomini a comportarsi così? Uomini che non cercano primariamente sesso. Cercano altro. Oppure è colpa mia che mi arrabbio? E poi perché mi sento in colpa? Qualcuno sa illuminarmi? Grazie!”

“Cappellaio Matto: Ma dovresti essere mezza matta anche tu per sognare uno come me. Alice:Evidentemente lo sono.”

Il commento è interessante, per l’intelligenza, la consapevolezza e soprattutto per la doppia domanda finale. Nelle decine di mail che ricevo ogni giorno, donne di tutte le età mi raccontano storie molte simili che hanno per protagonisti uomini inconsistenti con comportamenti inconsistenti e la domanda classica è: “Perché lui si comporta così? Perché gli uomini si comportano così?”. La risposta io anche ce l’avrei (gli uomini, in genere, hanno una visione completamente opposta a quella femminile riguardo le relazioni: sono stati educati fondamentalmente a sottovalutare i sentimenti e  a perseguire il proprio benessere in modo quasi esclusivo). Il fatto è che poco importa, se e quando tu stai soffrendo, del perché lui o loro si comportano in un certo modo.

L’unica cosa che importa è perché tu ti comporti in questo modo, cioè accetti atteggiamenti svalutanti nei tuoi confronti. Umilianti e offensivi. Che, soprattutto, ti allontanano dal sogno di amore che dici di avere.

Il rospo, e i tanti perché

Le ragioni per le quali tu ti senti in colpa hanno anche loro radici lontane: l’educazione femminile, spingendo bimbe, ragazze a donne a prendersi sempre la responsabilità di far funzionare le relazioni (che si tratti di un rapporto di coppia, familiare o di lavoro) le fa sentire in colpa quando qualcosa non va per il verso giusto  con le altre persone. Ecco perché le donne chiedono (anche a me) fino allo sfinimento: “Dove ho sbagliato? E’ forse colpa mia?” Certo, se dentro il tuo inconscio è stata ben calata la convinzione che i rapporti funzionano solo se tu li fai funzionare è ovvio che non hai scampo: è sempre colpa tua.

Ecco perché chi usa la manipolazione – tua madre, il tuo capo o un uomo – fa leva sul tuo senso di colpa: tutti sanno “a pelle”, che colpevolizzare gli altri e le donne, in particolare, ha sempre dei ritorni in termini di potere acquisito, di dominio sugli altri.

E tu che vuoi fare? Vuoi continuare a cadere nella trappola?

Ma attenzione, il nostro simpatico rospo di turno – il protagonista della storia raccontata dalla nostra amica – usa un doppio trucchetto, un triplo salto mortale carpiato, una finezza da prestigiatore-manipolatore che serve a imbrogliare le carte e a rendere tutto ancora più difficile da capire e pesante da sopportare.

Quando scompare e poi riappare, dice che è sparito perché si sentiva in colpa, perché non sapeva che dire, perché è lei ad avere ragione. Fantastico! Eccoci qui con l’analisi passo passo della finezza manipolatoria del rospo che si crede principe. Smascheriamolo, su!

“Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Philip K. Dick”

Rospo e manipolazione: 5 micidiali trucchi svelati

1) È sparito, il rospo, ma non perché è scorretto (ed è andato a farsi bellamente gli affaracci propri, sapendo che tanto il grado di cottura della sua amica sarebbe solo aumentato, nella trepidante attesa. Il rospo sa che tu l’aspetti e che ti ritrova lì, sempre ai suoi piedi.), ma perché era preso dai sensi di colpa. In crisi mistica insomma. La frittata viene girata in questo modo: “Sparire è una scorrettezza, lo so, ma non per me, che ero turbato. L’ho fatto non per mancanza di amore nei tuoi confronti, ma per troppo amore. Credimi, sono un principe azzurro incompreso, anche se salto proprio come un rospo.” Manipolazione numero 1.

2) La sparizione è stata per lui sofferenza. Poverino. Va capito, compreso, perdonato. Tatone!!! Bisogna essere buone con lui, altroché! Manipolazione numero 2.

3)  Si è sentito in colpa. E tu sai quanto pesa il senso di colpa. Quindi, proprio tu, non hai pietà per lui? Non sarai mica diventata insensibile e cattiva, vero?! Devi di certo sentirti in colpa per il suo senso di colpa. Anzi, sia ben chiaro, il tuo senso di colpa, per pareggiare i conti, deve pesare il doppio. Manipolazione numero 3.

4) Non sapeva che dire. Poverino, vorrai mica prendertela con uno rimasto senza parole? Mettiti il vestitino da psicologa (scusa, da rospologa) e sfodera tutta la tua comprensione, dopotutto è il tuo preciso dovere, ti è stato assegnato dalla natura, dalla società e da tutti gli altri uomini che hai conosciuto (lui compreso).

5) Ti riconosce che tu avevi ragione. E che vuoi di più di un riconoscimento / premio / concessione da sua Maestà Il Rospo? Questo dovrebbe bastarti per i prossimi 1.600 anni della tua vita. Lui mica è abituato a dare ragione così, tanto per riempirsi la bocca, eh! Manipolazione numero 5.

Il rospo e le conclusioni inevitabili

Ok e dopo la rivelazione sui trucchetti del rospo, riporto per completezza e dovere di cronaca la risposta che ho dato alla nostra amica lettrice alla domanda “cosa spinge certi uomini a comportarsi così?”.

Cercano approvazione, cercano un pubblico che li apprezzi, cercano di arginare il buco nero della loro infinita insicurezza. Sono degli sfigati cosmici. I più sfigati di tutti. E quando trovano una donna che dimostra interesse per loro, disprezzando chi li potrebbe apprezzare (dato che sono loro stessi i primi a pensare le peggio cose di sé), la disprezzano e la maltrattano. Mentre apprezzano che li disprezza (questo, ahimé, è un atteggiamento comune anche a molte donne).

Prima le donne capiscono la varietà infinita delle perversioni emotive come queste e si muovono in direzione opposta, meglio è. E muoversi in direzione opposta, significa perseguire il proprio interesse, non anelare l’attenzione di qualcuno non all’altezza.

***

Fonte: lapersonagiusta.com

Mind Spiritual

Ottieni quello su cui ti concentri (nel bene e nel male) – I principi esoterici degli sciamani Huna

Maggio 8, 2017

 Ogni essere umano nasce in un mondo precostituito da cui riceve immediatamente le istruzioni per l’uso, ovvero insegnamenti su come è la realtà e come ci si deve muovere in essa.

Gli sciamani Huna delle Hawaii parlano di sette Principi Fondamentali capaci di risvegliare in ognuno la profonda conoscenza intorno ai misteri dell’esistere. Sette viene tradotto in hawaiano con la parola HIKU:
HI, che significa “scorrere”, rappresenta il principio femminile e KU, che significa “stare immobile”, rappresenta il principio maschile.
Gli Sciamani Hawaiani si rivolgono alla malattia considerandola sotto il profilo puramente mentale. Ogni tipo di malattia, dall’influenza all’insufficienza cardiaca, deriva da un conflitto interiore e dal conseguente stress che si crea nel corpo per la resistenza a tale conflitto. Ecco i 7 principi.

PRIMO PRINCIPIO. IKE: IL MONDO E’ COME PENSI CHE SIA

L’idea fondamentale della filosofia Huna è che ciascuno di noi, ovvero i nostri 3 sé:
  •   il subconscio – KU,
  •   il sé cosciente – LONO
  • e il supercosciente o Sé superiore – AUMAKUA)…
crea la propria personale esperienza della realtà, attraverso le proprie convinzioni e interpretazioni, azioni abituali e reazioni, aspettative, paure, desideri, pensieri e sensazioni. Noi siamo creatori, o meglio CO-CREATORI, del mondo e Huna insegna a creare in modo consapevole.
Più in generale, questo principio dice che abbiamo una forte capacità di dare noi un senso alle cose. Se qui noi pensiamo di star perdendo tempo, questo è un sistema di credenza e magari stiamo realmente perdendo tempo, se pensiamo così. Se invece siamo convinti, che stiamo facendo qualcosa di buono a noi o agli altri, il sistema di credenze è diverso e allora noi stiamo facendo davvero qualcosa di buono ed è questo che porteremo a casa. La responsabilità è nostra. Siamo noi a decidere. Sono io che porto la mia visione del mondo nella situazione in cui mi trovo. Sono io che do il nome, il valore alle cose.

SECONDO PRINCIPIO. KALA: TUTTO E’ POSSIBILE, NON ESISTONO LIMITI

 Non ci sono veri confini tra noi e il nostro corpo, tra noi e le altre persone, noi e il mondo, noi e Dio.
Nell’Huna Dio e l’Universo (cioè tutto ciò che è, era o sarà) sono la stessa cosa. Le classificazioni, i sistemi, le etichette sono nostre invenzioni, possono cambiare, mentre in realtà dietro ad ogni sistema esiste un’unità essenziale, la fonte della vita, “il grande mistero”.
Huna significa segreto, ma noi conosciamo il segreto. Entrambe le sillabe di Huna trasmettono anche il significato di unione con tale mistero, che è quindi possibile oltre che desiderabile. Qualsiasi divisione, separazione è puramente funzionale, convenzionale, un’illusione di convenienza. Allo stesso modo non ci sono limiti, per esempio, per le connessioni che possiamo avere. Possiamo entrare in contatto con più cose, nel tempo, nello spazio. Basta essere aperti, accettarne l’esistenza, diventarne coscienti.
Un altro significato di questo principio è che esiste un potenziale illimitato alla nostra creatività. Possiamo creare qualsiasi cosa siamo in grado di concepire. Possiamo cambiare tutto e in qualsiasi momento lo vogliamo, perché il mondo è come noi lo vediamo. Huna è basato sull’uso molto creativo delle nostre facoltà, sulla manipolazione creativa dei nostri pensieri, comportamenti, credenze. I limiti sono quelli noi poniamo. Si tratta pian piano di allargare il cerchio della propria esistenza, di allontanare i limiti, i paletti di quello che accettiamo.

TERZO PRINCIPIO. MAKIA: L’ENERGIA VA DOVE SI DIRIGE L’ATTENZIONE

Cerchiamo di essere sempre consapevoli a cosa pensiamo, facciamo, in che stato d’animo siamo, come viviamo, perché quella è la direzione dell’Energia che noi diamo. Imparando ad accrescere e a direzionare il mana, il flusso dell’energia, (con parole, immagini, volontà, entusiasmo, eccitazione…) accresciamo anche il nostro potere, la nostra capacità di manifestare nella realtà quello che desideriamo e di cui abbiamo bisogno.
Creiamo un seme, focalizziamo l’energia su di esso finché non si manifesta nella realtà. Ottieni quello su cui ti concentri (nel bene e nel male). Il metodo più diretto per aumentare e migliorare il Mana è la trasformazione degli atteggiamenti negativi in positivi. Si è consapevoli e si accetta amorevolmente pensieri o sentimenti negativi quando si presentano, ma li si modifica consapevolmente nel loro opposto.
Volendo semplificare il processo di manifestazione: la mente cosciente concentra l’attemnzione su qualcosa, la mente subconscia tratta l’oggetto dell’attenzione come un fatto reale e ne registra la memoria/ lo sostiene come una credenza, la mente supercosciente usa poi questo come uno schema o modello in base a cui creare un’esperienza fisica equivalente e renderlo parte integrante della nostra vita. Se non ci sono conflitti tra convinzioni e dubbi, il semplice concentrare l’attenzione mette in atto il supercosciente (v. sincronicità). Più l’attenzione è pura, più i risultati saranno chiari. L’attenzione cosciente è questione di scelta, mentre l’attenzione subcosciente è questione di abitudini apprese. Colmando la mente di pensieri elevati/spirituali oltre che positivi, convoglia una visione diversa del mondo e della vita, un atteggiamento di fiducia amorevole nei confronti del subconscio, del Sé superiore, del corpo, dell’universo rendendo possibile trascendere più facilmente dubbi, paure senza doverli combattere, per raggiungere i propri scopi più facilmente.

QUARTO PRINCIPIO. MANAWA: ADESSO E’ IL MOMENTO DEL POTERE

Dal presente si può cambiare passato e futuro. Abbiamo nel qui e ora il potere di cambiare le convinzioni limitanti legate magari ad esperienze del passato e piantare coscientemente i semi di un futuro di nostra scelta.
L’unica cosa frenante è essere in dubbio, non agire, indugiare. L’importante è fare qualcosa, agire senza paure, stando attenti però a quello che facciamo, essendo consapevoli. Huna è efficace. Attenzione a quello che chiediamo, potremmo ottenerlo. È quando siamo concentrati nel momento presente che diventiamo più efficienti in quello che facciamo, perché il Mana esiste soltanto nel momento della consapevolezza.

QUINTO PRINCIPIO. ALOHA: AMARE E’ ESSERE FELICI INSIEME

Il più profondo significato di aloha è “la gioiosa (oha) condivisione (alo) dell’Energia Vitale (ha) nel momento presente (alo)”.
Si tratta di ascoltare il proprio sentire, andare nella direzione del cuore, fluire con le cose, lasciarsi andare, camminare in bellezza.
È importante valutare quello che stiamo facendo, se mi porta felicità o meno. Se mi dà benessere, libertà, amore, va bene, lo sviluppiamo, andiamo nella direzione del cuore… Se non me lo porta, è bene prendere un’altra direzione.
Bisogna essere fluidi, imparare a cavalcare l’onda, seguire i movimenti delle cose come l’acqua. Se mi sto muovendo con gioia, danzando, cantando, celebrando, allora la via è quella giusta, non sto sbagliando direzione. E l’Universo lo conferma manifestando eventi positivi. Come dentro così fuori…

SESTO PRINCIPIO. MANA: TUTTO IL POTERE VIENE DA DENTRO

Il nome dato in origine a Huna era ho-omana, che significa creare mana, energia, forza vitale. Quando sappiamo come creare Mana, sappiamo come accrescere i nostri potenziali nascosti.
Tutto il potere viene da dentro. Non esiste un vero potere al di fuori di noi, perché il potere dell’Universo agisce attraverso di noi nella nostra vita. Noi siamo il canale attivo di questo potere e le nostre scelte e decisioni lo dirigono.
Nessun’altra persona può avere potere su di noi o sul nostro destino, a meno che noi non glielo permettiamo. Spesso usciamo dal nostro potere, cercando appigli fuori. Crediamo al potere di un maestro per esempio. Speriamo che qualcuno versi dentro di noi quello che in realtà c’è già. In realtà dobbiamo solo renderci conto che c’è già.

SETTIMO PRINCIPIO. PONO: L’EFFICACIA E’ LA MISURA DELLA VERITA’

Non esiste una verità assoluta, ma c’è una verità effettiva a ciascun livello di coscienza individuale.
Huna è un sistema molto pratico. Qualsiasi sistema di conoscenza viene considerato conveniente piuttosto che reale. C’è sempre più di un modo di fare qualcosa. Una differente organizzazione della stessa conoscenza potrebbe risultare altrettanto valida per altri scopi. In altre parole, tutti i sistemi sono arbitrari.
Siamo liberi di usare quello che per noi funziona meglio, stando attenti ovviamente a non fare niente che sia in contraddizione con il rispetto degli altri.
“La definizione di crescita personale secondo l’Huna è ‘accrescere la consapevolezza, le capacità e la felicità’ e si applica a tutte le forme di consapevolezza, dagli atomi alle galassie, che si tratti di forme animali, vegetali o minerali. Negli esseri umani la spinta verso la crescita è localizzata nel Ku (Il subconscio).”
Serge Kahili King, Sciamano Huna
Fonte : dionidream.com
Mind Spiritual

Siamo energia, vibrazioni in continuo scambio

Aprile 11, 2017

Fra voi, il mondo che vi circonda e le persone con cui venite a contatto si determina un costante scambio di magnetismo. Ad esempio, incontrando qualcuno, potreste avere la sensazione che vi stia accadendo qualcosa; state percependo, infatti, la sua vibrazione. Perché gli altri possano trasmettervi il proprio magnetismo debbono essere vicini a voi. Quando stringete la mano a qualcuno, si crea una sorta di magnete che determina uno scambio di magnetismo. Se siete il più forte o il più positivo dei due trasmetterete all’altro le vostre vibrazioni; se invece siete il più debole assorbirete le sue. Ciò spiega perché alla gente piace, inconsciamente, stringere la mano a uomini e donne famosi.

Ogni azione, positiva o negativa che sia, crea delle vibrazioni in tutto l’etere. Quando vi trovate nel loro raggio di azione, le vibrazioni attraversano il vostro corpo come le onde radio.

Se vivete o avete contatti con qualcuno che si comporta male, sentirete la vibrazione magnetica delle sue azioni negative, qualsiasi cosa facciate per evitarla. I deboli dovrebbero fare di tutto per sfuggire la compagnia di chiunque abbia abitudini cattive. Soltanto chi è dotato di un forte potere mentale può avere a che fare con persone del genere e aiutarle a cambiare, senza subirne l’influenza negativa.

Questa è la legge. Se una persona è dedita all’alcool e la forza magnetica della sua abitudine è più potente della vostra volontà di non bere, non frequentatela. Se avete rapporti con persone che hanno abitudini negative, dovete essere certi che il vostro magnetismo positivo sia più potente del loro magnetismo negativo.

I sedicenti maestri e i cosiddetti riformatori che non si proteggono sviluppando prima un potente magnetismo spirituale, sono facili vittime delle vibrazioni negative di coloro che cercano di aiutare.

Quando stringo la mano a qualcuno, o comunque sto in compagnia di altre persone, trasmetto il mio magnetismo e, talvolta, se voglio, percepisco le loro vibrazioni. Ma quando non voglio, evito di sintonizzarmi con tali vibrazioni e rimango al di là del loro raggio di azione. Poiché ho sviluppato un forte magnetismo, la mia forza magnetica è più potente, e posso quindi escludere tutte le vibrazioni indesiderate.

Sono costantemente consapevole di questi misteri dell’esistenza. E gli esseri umani pensano di essere soltanto qualche chilogrammo di carne!

Paramahansa Yogananda

(Tratto da “Il Divino Romanzo”)

Letto su: Cammina nel sole

Mind

La Rinascita: per uscire dal vuoto e rientrare nella nuova realtà devi sognare

Aprile 4, 2017

Anima antica, ti è stato detto che la
nuova energia è arrivata, che la nuova dimensione è ora disponibile, che la porta è spalancata per te, se lo vuoi.

Eppure sei ancora immobile.

 

Ancora non ti muovi dalla vecchia dimensione, ancora resti legata ad un passato che non esiste più ed osservi l’illusione di un futuro che sembra vuoto, deserto, il nulla.

E lo è.

Sai perché, anima antica?

Perché quel “futuro” verso il quale andare incontro, devi dipingerlo tu.

Devi colorarlo dei tuoi colori, dei tuoi disegni di gioia, delle tue preferenze, di tutto ciò che fa vibrare il tuo cuore.

Nessun altro, nessuno può farlo per te, per questo resti ancora immobile.

La libertà di vivere la vita che desideri è finalmente arrivata, e ancora non capisci che cosa questa libertà significhi.

E’ la libertà di creare finalmente dentro di te la realtà che sogni di vivere, una realtà non più condizionata dal passato, dai programmi dolorosi, dai limiti con cui sei cresciuta.

Come si crea la realtà? Sembri non ricordarlo più.

Sei un essere vibrazionale, un essere magnetico. Attraverso le vibrazioni delle tue emozioni, delle tue immagini interiori, emetti delle frequenze che ti sintonizzano con determinate esperienze, persone, pensieri, emozioni.Solo ed esclusivamente con esperienze, persone, pensieri ed emozioni che rispecchiano al 100% ciò che emani.

Lo sai.

Per tutte le tue vite il passato ti ha condizionata, il fardello delle tue tante esperienze terrene e le memorie dei tuoi avi che ti trascinavi addosso, nel tuo campo energetico, hanno sempre creato realtà pesanti, come quel fardello. Realtà castranti, soffocanti, limitanti.

Non poteva essere diversamente.

E in questi anni di purificazione, tutte queste antiche memorie sono riemerse con forza, tutte insieme, travolgendoti, devastandoti addirittura, per la necessità che la tua anima aveva di comprenderle, cioè prenderle veramente dentro di sé, farle sue, integrarle per poi perdonarle e lasciarle andare.

Ma mentre questo avveniva hai dovuto rivivere tutti i tuoi rintocchi dolorosi, tutto ciò che credevi di aver già risolto, tutto ciò che con tanta fatica avevi già lasciato alle spalle. O almeno così avevi creduto.

Adesso questo processo di risoluzione del passato è quasi terminato.

Tutto lo spazio che era occupato da quelle memorie adesso è vuoto, per questo nulla si muove, nulla viene creato.

A riempire questo spazio vuoto ora devi essere tu!

Tu anima antica devi dire adesso all’energia quantica che cosa proiettare all’esterno, che cosa creare, perché il copione è bianco. Il copione della tua nuova vita è tutto da scrivere, da creare.

Per questo ora più che mai è fondamentale che inizi a sognare!

Se non crei dentro di te,

se non metti nella tua tela adesso vuota dei nuovi disegni,

se non carichi il proiettore che tu sei con nuovi scenari,

non ti muoverai mai da dove sei.

Lo comprendi?

Comprendi quale possibilità, quale potere, quale libertà hai in questo momento?

Ma bada, anima antica, che così come nel creare nuovi scenari questi saranno la tua nuova realtà, allo stesso modo se continuerai a ripensare al passato, quello sarà la tua “nuova” realtà, ma ancora più vuota perché non esiste più se non nella tua memoria.

E’ ora di smetterla veramente di ripensare a ciò che è andato male, a ciò che dovevi essere e non sei, a ciò che volevi avere e non hai, a ciò che ti hanno fatto, ai torti, alle ingiustizie, agli abbandoni oppure a quello che avevi e hai perduto.

Basta.

Non farti più del male, non costringere più l’universo a riproiettare quel vecchio doloroso film per te.

Non sai cosa ami?

Nulla ti da gioia, ti appassiona, ti fa vibrare?

Non riesci ad immaginare nessuno scenario?

Non ha importanza, non devi creare castelli e reami.

Devi semplicemente cambiare la tua vibrazione, sintonizzarla sulla gioia, sull’appagamento, accordarla alla frequenza del tuo Sé divino.
Se vuoi entrare nella nuova dimensione, nella nuova vibrazione tanto più elevata rispetto a quella di terza dimensione:

Devi sintonizzarti con la nuova elevata vibrazione.
Devi ESSERE la nuova elevata vibrazione.

Ed è più semplice di quello che credi, per questo ti sfugge ogni volta.

Devi ripartire dalle piccole cose.

I mattoni della tua nuova casa interiore, del tuo nuovo mondo, sono piccoli sai. Nessun castello nasce dal grande.

Riempi la tua vista interiore, il tuo schermo interiore, di tutte le tue preferenze.

Per tutto il giorno:

Pensa ai cibi che ami.

Pensa ai luoghi che ami.

Pensa agli animali che ami.

Pensa ai film che ami.

Pensa alle attività che ami.

Pensa alle persone che ami.

Pensa ai ricordi felici.

Pensa alle piccole cose che ami fare.

Inizia da uno. Da un pensiero.

Focalizzati, sintonizzati su quello.

Cercane un altro. Arriverà.

Focalizzati anche su quello.

E vai avanti.

Capisci cosa stai facendo?

Fino a questo momento eri accordata ancora su vibrazioni di dolore, di perdita, di vuoto.

E questo stavi attirando, questo stavi sperimentando.

Ma da adesso, cercando e creando in te nuovi pensieri collegati alle tue preferenze, stai finalmente accordando le tue vibrazioni alla soddisfazione, al piacere, alla gioia.

Stai colorando la tua nuova realtà, creando una nuova vita piena di cose che ti piacciono.

E’ irrilevante se non sai dove stai andando, forse non lo saprai mai, l’importante è che ogni passo che fai sia sintonizzato con ciò che ami, con frequenze leggere, giocose, gioiose.

Questo è quello che devi fare ora.

Questo è tutto ciò che devi fare.

Per uscire dal vuoto ed entrare nella tua nuova realtà, devi costruirla dentro di te!

Come fai a sapere se è veramente ciò che la tua anima desidera e non ciò che vuole il tuo ego, la tua mente?

Qualunque pensiero, immagine, esperienza, persona, luogo, emozione, che ti crea gioia ed entusiasmo, è SICURAMENTE in accordo con la tua anima.

Tutto il resto lo puoi scartare.

E’ veramente semplice anima antica:

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E’ QUELLO DI REALIZZARE LA GIOIA.

 

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Questa è la storia del Risveglio di un’Anima, la mia. Lo scoprire che la vita che facevo non mi apparteneva, i turbamenti, il cercare di comprendere lo scopo della mia esistenza e chi sono veramente. Fino ad arrivare, finalmente, a Realizzare il vero Sogno della mia Anima. Spero che le mie parole siano di conforto quando la fiducia vacilla.
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Fonte

Mind Spiritual

Il miracoloso aiuto della pazienza

Aprile 4, 2017

Oggi vorrei parlare di pazienza, quello stato d’animo di chi, di fronte ad un evento doloroso o spiacevole, reagisce in modo neutro, modalità di reazione neutra. Ciò non significa che la non reazione sia una manifestazione di non sofferenza, tanto che la parola pazienza ha origine dal latino “patire” (cfr. il greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale).
La pazienza è la qualità e l’atteggiamento di chi è in grado di accettare i contrattempi, le avversità, le difficoltà e il dolore con animo tranquillo. Animo tranquillo, che significa che sa placare l’animo di fronte al dolore.
Qualità che ogni essere ha necessità di far emergere da dentro di sé per poter vivere al meglio, così come dice un proverbio turco “la pazienza è la chiave del paradiso”.
Chiaramente qualcuno ha detto che occorre proprio tanta pazienza per impararla.
Il fantastico Tommaso Moro si raccomanda di avere la forza di cambiare le cose che può cambiare, di avere la pazienza di accettare le cose che non può cambiare, ma soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.
Resta fermo, pertanto, a parere dei più che una delle doti più importanti assieme alla fiducia in sé ed alla perseveranza sia proprio la pazienza. Poniamo per assurdo che nessun essere umano o vivente in generale abbia la pazienza e tutto accadesse all’istante stesso, dunque, all’istante stesso della creazione, cosa non ci sarebbe più? Il tempo ! E se non ci fosse più il tempo? Non ci saremmo più noi e nulla sarebbe. Dunque per far si che ci sia vita ci deve essere il tempo, che esiste se l’universo e le sue manifestazioni gli conferiscono la pazienza.
Il Buddha ha detto che la pazienza è la più grande delle preghiere. Perché? in che senso? Se non faccio nulla e non reagisco prego? Ebbene si. Personalmente ritengo che la preghiera sia una manifestazione di fede in qualcosa che so già che poi sarà. Quindi se mi affido alla manifestazione ed al tempo esplico il principio della pazienza. Mica male direi!
La pazienza ​tuttavia, a dispetto della propria etimologia, può essere anche​ intesa come​ l’attesa di un momento​,​ che poi sarà già di per s​è​ piacevole​, di gioia​ e di soddisfazione​. Penso ad una madre incinta che​,​ per ben nove mesi​,​ aspetta con gioia ​ e talvolta dolori ​di vedere e di portare alla luce ciò che ​si può definire una manifestazione di se stessa. Allo stesso modo la pazienza sul lavoro o studio, pazienza che​,​ legata alla determinazione​,​ grazie a ragionamenti logico deduttivi​,​ porta il soggetto ad attendere in pace l’esito e la realizzazione del proprio fine; così come una coppia di innamorati con pazienza spesso si devono sopportare e la stessa attesa il più delle volte porta i suoi frutti​ di amore cosciente.​
Questa dote​,​ pertanto​,​ ​fa miracoli​, ​risolve e sormonta mari e monti​,​ che altrimenti non ​spesso potrebbero venir distrutti dalla smania del “tutto e subito ora”. Ma come si può fare a tener​e alta dentro di noi ​ tale qualità ​e far si ​che non ​ci si perda in un mare di istinti sconfinato e retto da bisogni​,​ che spesso non coincidono con i nostri veri obiettivi. Intanto ​si consiglia di respirare, inspirare ed espirare e poi chiedersi cosa può avvenire di ​tanto gioioso e buono per sé a seguito dell’attesa. Spesso è proprio questo il segreto, la certezza che saremo premiati​, dopo tanto dolore,​ da noi stessi per la forza e costanza nel non cedere alla reazione incondizionata del nostro inconscio. Qui direi che il conscio debba prevalere su di noi aiutato dalla connessione divina di ognuno di noi con il cosmo che ci fa già sapere cosa è buono e giusto per noi.

Donnasapiens