Il primo dei 4 accordi del libro di Don Miguel Ruiz
La saggezza tolteca ancora attuale del mistico tolteca Don Miguel Ruiz, ci ricorda il potere delle nostre vibrazioni, che divengono pensieri, che divengono parole. I toltechi migliaia di anni fa erano noti nel Messico meridionale come “uomini e donne di conoscenza”. Gli antropologi li hanno descritti come una nazione o razza, per precisione erano artisti e scienziati, che crearono una società volta ad esplorare e conservare le conoscenze spirituali degli antichi. I nagual (maestri) e studenti si incontravano a Teotihuacàn (luogo dove l’uomo diventa Dio), vicino alle piramidi di Città del Messico. Nei secoli i nagual furono costretti a nascondere la sapienza ancestrale per via della conquista europea e dell’uso inappropriato di alcuni apprendisti, che utilizzavano i poteri per scopi personali. Tuttavia, la conoscenza esoterica tolteca fu tramandata di generazione nei lignaggi di nagual e, se pur celata per centinaia di anni, come predetto da varie profezie, sta tornando a restituire conoscenza alle persone.
Don Miguel, nagual dei cavalieri dell’aquila condivide oggi i potenti insegnamenti toltechi. La conoscenza tolteca sorge sulla base delle stesse verità esoteriche di tutto il nostro pianeta. Onora tutti i maestri spirituali, non è una religione. Permette una rapida accessibilità alla felicità, all’amore ed alla pace interiore toccando al meglio lo spirito.
Grazie ai 4 accordi il maestro Don Miguel Ruiz ci insegna questi 4 importanti principi:
- sii impeccabile con la parola
- non prendere nulla in modo personale
- non supporre nulla
- fai sempre del tuo meglio
In questo articolo verrà approfondito il primo principio della cultura tolteca, ripreso ed analizzato da Don Miguel Ruiz e lo stesso principio trattato dalla cultura aramaica ed ebraica, così come descritto da Dario Canil in “Avrah Ka Dabra”, la cui parola magica Abracadabra in aramaico significa proprio “Creo quello che dico”.
Tutto ciò in cui noi crediamo, di noi, del mondo, degli altri è un accordo che abbiamo preso con noi stessi. Siamo pieni di accordi dentro di noi, che ci dicono chi siamo. Questi accordi li prendiamo con l’educazione, l’infanzia, i traumi del passato …
Per ciò che riguarda il primo accordo di Don Miguel il consiglio è “Parlate con integrità. Dite solo quello che pensate. Non usate le parole contro di voi o per spettegolare sugli altri. Usate il potere della parola al servizio della verità e dell’amore”. Il Vangelo di Giovanni recita: “In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.”
Siate, dunque, impeccabili con la parola. Cosa si intende con impeccabile? La parola dal latino impeccabile significa senza peccato. Il non peccato intende non commettere una azione che vada a proprio discapito, non farsi un torto da solo, e ciò come è possibile? Con la parola, che è magia allo stato puro. Smettere di peccare con noi stessi significa iniziare ad amare. Nella comunicazione con l’altro esprimiamo il meglio ed il peggio di noi stessi. Smettere di peccare con se stessi parte dal fatto che si inizia ad amare e ad amarsi, scoprendo i propri lati luce e le proprie qualità. Allo stesso modo lo si può fare con le qualità degli altri. Punendo gli altri con le parole otteniamo delle reazioni negli altri. L’idea che gli altri si fanno di noi dipende da ciò che noi facciamo, diciamo e siamo. Ferendo gli altri, feriamo noi stessi. Dicendo la verità nel modo giusto, dicendo ad esempio che siamo stati male in conseguenza di un comportamento altrui non significa incolpare il prossimo, ma rendere noto ciò che si è smosso dentro di noi per tale azione. Se ci sentiamo in un qualche modo è giusto dire come ci siamo sentiti. Importante è, per noi stessi, essere sinceri e veri. C’è una differenza abissale tra il dire “non ce la farò mai” e “anche questa volta me la caverò”. Lamentarsi sempre porta negatività, usare parole positive porta positività e viceversa.
Allo stesso modo la cultura aramaica crede moltissimo in questi principi. Ecco di seguito alcuni passi del libro “Avrah Ka Dabra” di Dario Canil, che spiega al meglio il potere e la magia del suono delle nostre parole
«Avrah Ka Dabra», caro lettore, tu crei quel che dici.
Questa è la legge. Che tu lo sappia o no, che tu ci creda o no, che tu lo voglia o no, i tuoi pensieri e le tue parole determinano la tua realtà, la creano letteralmente. Quali pensieri, quali parole? Tutto ciò che è frutto della tua psiche, la quale, come ben sappiamo, ha dei contenuti consci e molti di più inconsci. E da questo deriva l’impellente necessità, per tutti, di lavorare su di sé, per «ricordarsi di sé».
Se ci pensi, a volte la tua vita sembra simile a un’arena in cui moderni gladiatori, anche quando vestiti con giacca e cravatta, sono posti l’uno contro l’altro, in un «tutti contro tutti». E la cosa sconcertante è l’impressione generale di consenso che aleggia in tale contesto, sotto forma di tacita mesta rassegnazione, nei panni malcelati di un profondo senso di impotenza.
Tu però non hai mai davvero voluto accettare questo ruolo che la società sembra averti subdolamente riservato. Tu ti senti diverso dalla massa, dal gregge semi-analfabeta e imbambolato che si beve tutte le cose sapientemente pilotate dalla TV.
Tu hai sempre voluto di più, hai guardato oltre, ti sei spinto al di là dei paletti che il sistema ha piazzato davanti al giardino della tua mente. Hai letto molto, hai tenuto gli occhi ben aperti, ti sei preso cura di te cercando di alimentarti correttamente, facendo attività fisica, investendo il tuo prezioso tempo in attività creative e rilassanti. Ti sei informato a più non posso in internet. Hai fatto corsi di meditazione, di Reiki, di Yoga, di crescita personale. Hai sperimentato e praticato con costanza il «pensiero positivo».
Eppure, ancora, senti che i conti non tornano. A volte ti senti persino perso. Solo, incompreso, tradito. Percepisci in te, in modo inspiegabilmente chiaro, di avere un potere enorme, ancora più grande di quello della mitica bacchetta magica di Harry Potter. Tuttavia non sai dove esso sia celato né come riportarlo in vita.
Questa forza è in te. Anche se in modo flebile, tu la senti. Questo libro vuole semplicemente ricordarti come riscoprire e utilizzare non tanto il potere che tu hai, quanto piuttosto il potere che tu sei.
L’Essere è la più alta verità dell’universo. E tu sei. Fai finta di non saperlo, o meglio, ti hanno abilmente insegnato a dimenticarlo, e quasi ci stavi cascando. Fino al momento in cui qualcosa di magico è scattato in te. E ora non puoi più tornare indietro. A volte sei stato persino tentato di farlo, di tornare indietro, forse immaginando che nell’inconsapevolezza si possano evitare i problemi, ma… niente, non è possibile. A conti fatti, per quanto «invidiato» possa essere lo scemo del villaggio, nessuno ne prenderebbe il posto. E credo tu non faccia eccezione.
È legge anche questo. Un altro principio cosmico: quando prendi coscienza di qualcosa non puoi più regredire. Puoi raccontartela, certo, ma sai già che non puoi farlo a lungo. La coscienza è tutto ciò che davvero sei ed è talmente vibrante di vita che nasconderla è un’impresa impossibile.
Tutto è collegato, nulla accade per caso, una forza immanente all’Essere è all’opera sempre e ovunque e tu stesso ne fai parte in modo indissolubile e importante. Applicando nella vita di tutti i giorni quanto qui stai leggendo, puoi letteralmente «risognare la realtà». Puoi utilizzare consapevolmente le forze che governano il tuo stesso «destino» o storia personale. Puoi trovare quello che stavi cercando, puoi raccogliere i frutti che hai a lungo coltivato, puoi ritrovare, comprendere, amplificare e dirigere il tuo potere personale con semplicità. Puoi accedere in modo rapido a modalità conoscitive e realizzative nuove. Puoi rendere più semplice realizzare i tuoi obiettivi e plasmare il tuo presente proprio come desideri che sia.
Tu di fatto eserciti un enorme potere nelle faccende della vita di ogni giorno, ma ti hanno insegnato a non riconoscere questo ruolo attivo; ne consegue che usi il tuo potere per lo più inconsapevolmente.
E qui la faccenda si fa davvero interessante: come non daresti mai in mano la tua auto a tuo figlio di dieci anni, così non dovresti nemmeno permettere a te stesso di essere involontario gestore di un immane potere creativo.
Tutto ciò che puoi percepire fuori di te, tu lo stai letteralmente creando dentro di te, avendo luogo la percezione soltanto dentro al tuo essere. E di ciò che percepisci, tu sei totalmente responsabile, sia che la tua capacità creativa sia sotto il tuo controllo sia che tu te ne sia scordato.
Tutto il mondo che vedi, tutto ciò che definisci universo, che credi essere «la» realtà, cioè qualcosa che ti hanno insegnato a situare fuori dalla tua Coscienza, in realtà si trova dentro la tua Coscienza, è qualcosa che viene creato dal tuo sistema percettivo. I tuoi sensi ti fanno vedere qualcosa che tu credi là fuori, un mondo di immagini, di suoni, di forme, di colori, di materia, un mondo interamente generato dal tuo sistema percettivo che rileva dati sensoriali, dal tuo cervello che li elabora, dal tuo sistema nervoso che li trasmette, dalla tua mente che attribuisce loro significati. Di fatto, la percezione è un evento di natura esclusivamente psichica e soggettiva, è qualcosa che avviene nello spazio interiore di ogni individuo.
Il mondo, così come ti si presenta nella sua maestosa e multisfaccettata apparenza, non ha alcuna esistenza oggettiva: è piuttosto la risultante di un’azione combinata di un trasmettitore e di un’antenna ricevente, lo schermo psichico del tuo spazio interiore.
Il potere c’è, è proprio lì, dentro di te; vale dunque la pena di rammentarlo, divenirne via via cosciente e poi usarlo «come Dio comanda», ovvero come la tua Coscienza ti dice.
Sei il co-creatore di tutto-ciò-che-esiste.
La tua coscienza è in contatto continuo con le coscienze di tutte le altre creature attualmente viventi e con tutte le coscienze dislocate su infiniti altri piani dell’universo di ogni tempo. La Coscienza controlla l’onnipotente, onnipresente, infinito campo quantico che avvolge tutto e si manifesta come universo olografico.
«Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu.»
Nel principio era la Parola,
la Parola era con Dio,
e la Parola era Dio.
Essa era nel principio con Dio.
Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei;
e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.
In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
La nota parola «abracadabra» secondo taluni risale all’espressione mesopotamica «ab-ba-tab-ba-ri» che veniva recitata come un mantra nei culti sumerici, ed era di aiuto nell’indurre stati alterati di coscienza.
Le parole aramaiche «Avrah KaDabra» evocano un collegamento diretto al divino, significando «io creo quel che dico». Fu Quinto Sereno Sammonico, medico dell’imperatore Settimio Severo, a scrivere nel 208 d.C. le «istruzioni per l’uso» di queste antichissime parole magiche: ad esempio, esse venivano scritte su della pergamena che l’ammalato doveva indossare per nove giorni al collo, trascorsi i quali veniva gettata sulla riva di un torrente fluente verso est.
La parola magica andava scritta su 11 linee parallele, in questo modo:
Si intendeva così indicare la decrescita della malattia fino alla sua completa trasformazione in guarigione.
In altri contesti le parole magiche venivano usate per allontanare e debellare le forze malvagie.
Oggi l’antica sapienza sembra essere perduta ai più. La magica formula «Avrah Ka Dabra» viene pronunciata ormai solo da qualche prestigiatore. Ti ricordo tuttavia che anche tu quando eri bambino la pronunciavi con sentimento. La purezza dei bambini riconosce in essa la parola magica per eccellenza. Quanta saggezza dove non è ancora arrivata la corruzione del triste mondo senza magia dei grandi!
Avrah Ka Dabra, io creo quel che dico, reca in sé la conoscenza del primordiale potere generativo.
Riscopri ora la tua magia, oppure approfondisci il tuo contatto con questo immane potere creativo, per vivere una realtà felice risvegliandoti al Momento Presente.
Fonte : Donnasapiens
Testi: “I quattro accordi”, Don Miguel Ruiz e “Avrah Ka Dabra” Dario Canil